Il tempo di partorire sé stessi | Luna Piena in Scorpione del 12 Maggio 2025
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“Tutto nella mia vita fa parte della mia vita. Non ho il lusso di dimenticare le cose.”
— Stella Maris, Cormac McCarthy
C’è uno strappo sottile e silenzioso nella vita di ognuno di noi, un passaggio irruento in cui si passa dalla possibilità alla prescrizione. Dal “potrei diventare chi sono” al “è così che deve funzionare”.
È lì che comincia il vuoto, scomodo, materico, dell’identità sospesa. Un’assenza talmente abitata da sembrare piena. Il nodo? Sempre lo stesso. Il trauma collettivo che chiamiamo “età adulta” ci ha rubato un passaggio essenziale: io lo chiamo il tempo di partorire sé stessi.
Il trauma fondativo
Un parto è un salto senza ritorno. Non è una fase, è un trauma fondativo. È tagliare, recidere da uno stato all’altro. In psicologia analitica si chiama “individuazione”: il processo in cui l’inconscio personale e collettivo si confrontano con la coscienza. Non c’è garanzia di vittoria, né consolazione. Ma è lì, nel cuore di questo conflitto, che si smette di prendere in prestito la vita di qualcun’altro.
La luna e la lama
Questa Luna in Scorpione, congiunta a Lilith, possiede il potere archetipico del travaglio.
Porta in superficie ciò che era stato sepolto sotto la pelle del tempo. Ci sbatte in faccia la verità che spesso evitiamo: chiediamo troppo agli altri perché non sappiamo dove finiamo noi. Confondiamo l’amore con il ricatto. Diciamo “sto bene” mentre il corpo urla il contrario. E intanto accumuliamo colpe come cambiali da distribuire: ai genitori, ai datori di lavoro, agli ex. Perché sì, è più facile accusare che affrontare il dolore di partorirsi. Il cielo del plenilunio ci costringe a guardare dove siamo adesso. E dove, per abitudine o comodità, abbiamo lasciato che fossero gli altri a definirci, replicando gli schemi di tutti.
— Why are you angry?
— I don’t remember
Anche Lilith transita in Scorpione. Ci guarda senza filtri, con le mani vuote e lo sguardo nudo. Quel vuoto che tanto ci terrorizza è in realtà la culla di ciò che potremmo diventare. Serve un tempo di ascolto radicale. Occorre dare voce a tutti i blocchi. Offrire un palco ai non detti. Le parole che non abbiamo detto a nostra madre, i sogni sepolti sotto la rassegnazione, le verità omesse per non disturbare. Il passato non evapora: si stratifica, si mimetizza. Ma ora riaffiora. E ci interroga.
È il tempo dei ritorni. Degli sprofondamenti. Il cielo ha un odore strano, come di metallo e muschio. Questa Luna non ammette dilazioni. Le illusioni cadranno come tegole. L’Io sarà nudo. Senza trucco. Le ombre non sono più oscurità. Si fanno linguaggio.
Chi sei senza il lavoro, il partner, lo status quo?
Chi non ti permetti ancora di essere?
Non c’è scampo: i fantasmi escono dai garage dell’inconscio, i desideri riemergono dai cassetti, le emozioni irrisolte ci chiamano per nome. Non quello della carta d’identità. Quello profondo, originario. Quello che da bambini ci faceva sognare astronauti, artisti, poeti.
Il tradimento originario
Te lo ricordi il momento esatto in cui hai smesso di crederci? Probabilmente avevi sedici o ventun’anni. Non è successo perché non fossi abbastanza, ma perché da allora qualcosa dentro ha cominciato a dirti che c’erano sempre cose più urgenti. Che non c’era tempo. Che dovevi diventare efficiente, utile, realista. Così hai smesso di sognare e hai cominciato a sopravvivere. Qualcuno, dentro di te, ha detto: lascia perdere, c’è da vivere. Quel giorno, senza saperlo, abbiamo tradito il dono della vita. Ecco. Questa Luna in Scorpione ci riporta lì.
Il bacio di Nettuno e Saturno
Intanto Saturno è ancora nei primi gradi dei Pesci, ma prepara il passaggio in Ariete. Lì, nei prossimi mesi, si congiungerà a Nettuno. Un evento astrologico raro e potente, che segna la fine delle illusioni, dei confini sfumati, della dispersione identitaria. Nettuno ci ha immersi nel sogno, Saturno ora ci restituisce al reale. Ci impone forma, struttura, incarnazione. Non è castigo, è realtà che si fa porosa e necessaria. È il limite che diventa libertà.
Trasmùtati!
Ma attenzione: non è il tempo delle rabbie esplosive o delle crisi violente. È il tempo della trasmutazione. Non serve bruciare, serve sublimare. Disintossicarsi, a partire da sé. L’arte più difficile: amare se stessi. Occorre perdonarsi per essersi persi. Per essere rimasti fermi troppo a lungo. Ma adesso basta attendere. Non arriverà nessuno a prenderci per mano e spingerci.
È tempo di iniziare a costruire dal caos. Non per diventare qualcun altro. Ma per essere, finalmente, il nostro stesso inizio.
Scritto da Giuseppina Mendola. Si ringrazia la supervisione astrologica de Le sibille di Elda.
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