L’archetipo del Puer Aeternus al bivio tra desiderio, paralisi e affermazione | Luna Nuova in Gemelli del 27/5/2025


C’è una figura che attraversa il tempo, le mitologie e i manuali di psicoanalisi come una scheggia viva, mai del tutto contenibile: il Puer Aeternus, l’eterno giovane. Verticale, eccentrico, eccedente, è l’archetipo dell’erranza creativa. Icaro, Hermes, Orfeo. Ma anche il Parsifal giovane e irrequieto, fino ai giorni nostri, David Bowie, che ha saputo incarnare nuove identità come moltiplicazioni dell’anima. James Hillman scrive:



“La nevrosi del puer è spesso un rifiuto mascherato di un mondo che non tiene conto dell’anima.”
Puer Papers, 1979







Il puer aeternus è il principio dell’inizio perpetuo, della possibilità che non si lascia inchiodare al reale, un’istanza psichica che rifiuta la realtà disanimata. Il suo istinto è verso l’alto, verso il possibile contro l’imperativo del reale. La sua ombra è un eccesso di possibilità, senza direzione.

In un mondo che chiede ad ogni individuo di specializzarsi, il puer disturba. Resta pluripotente. È una minaccia al culto dell’efficienza. Ma se amputato, l’adulto che rimane è solo una macchina da prestazione emotivamente orfana. Più cresce, più diventa arida.


Il cielo di questa luna nuova in Gemelli (segno aereo e mobile) ci parla così in codice doppio: invita al dialogo tra spirito e struttura, tra Puer e Senex, l’Ascesa e il Peso. Ci sfida a una domanda radicale: Come posso raccontare chi sono, senza ripetere il mio personaggio di sempre? 



II. QUANDO IL DESIDERIO SI CONGELA: IL LOOP DEL PUER MALINTEGRATO

Cosa accade quando questo slancio fanciullo non incontra contenimento? Il puer può impantanarsi in una fuga cronica: relazioni bruciate, slanci abortiti, talenti brillanti ma incostanti. Si entra allora in un loop fatto di mille inizi e zero compimenti. Dove l’idealismo si trasforma in paralisi e la vocazione si perde in un “non ancora” perenne.

Marie-Louise von Franz nel suo Psicologia del puer aeternus ci dice che il vero rischio non è restare bambini, ma vivere in una nostalgia patologica dell’infanzia interiore, rinnegando l’adultità come processo creativo. Non si tratta di correggere il puer, ma di liberarlo dal congelamento


“Non esiste un sé finito, ma un centro mobile che si costruisce nel dialogo tra ciò che desideriamo e ciò che siamo disposti a trasformare.”




III. IL SENEX NON È L’ANTITESI DEL PUER: È LA SUA CONTROPARTE NECESSARIA.

Il Senex non è l’antagonista del puer, ma il suo alleato perduto. Saturno – principio senile per eccellenza – non è il padre-padrone ma il custode del tempo profondo. È la struttura necessaria perché l'ispirazione trovi una forma. Quando il puer si allea con il senex, nasce l’opera. Quando lo rifiuta, resta imprigionato nella promessa.

L'integrazione non chiede il sacrificio del desiderio, ma la sua maturazione. Il senex sano non moralizza: seleziona. Non impone: custodisce. Così l’asse Puer–Senex si rivela non come dicotomia, ma come corrente alternata da cui l’anima si auto-genera.

Non è un caso che Saturno, appena entrato in Ariete, ci parli proprio di questo: del tempo che infiamma, del dover scegliere cosa bruciare per diventare ciò che siamo.

Il problema sorge quando il senex diventa carcere invece che contenitore. Allora la disciplina si fa costrizione, il discernimento si fa cinismo e l’idealismo diventa paralisi. Lo spirito critico degenera in auto-sabotaggio. 

“L’io non è un’identità stabile, ma un punto di incontro tra immaginazione e responsabilità.”

— Marie-Louise von Franz, Psicologia del Puer Aeternus

Questo transito saturnino funziona come una leva: impone di scegliere dove collocare il proprio tempo mentale. In questo contesto, irrompe la volontà di affermarsi, che non è da intendere come “farsi vedere”, ma diventare visibili a sé stessi

Il 1° giugno, inoltre, Venere si congiunge a Chirone in Ariete. è la resa dei conti con la ferita del riconoscimento, del talento censurato che non abbiamo difeso, dell’opera abortita per timore di non essere all’altezza dell’aspettativa. O peggio: di non meritare lo sguardo.

Questa configurazione celeste apre un portale: la guarigione avviene quando restituiamo dignità al nostro caos. E questo vale anche nelle forme di creatività non artistiche: scegliere con chi stare, cosa costruire, come occupare il tempo, è un atto poetico e deliberato tanto quanto scrivere, ballare o dipingere (le attività del bambino interiore).


IV. IL PROGETTO DELL’ANIMA CHE CHIEDE DI ESSERE VISTA

Affermarsi non è gridare la propria unicità, ma onorare la propria voce - sceglierne il lessico e il suono - anche quando il mondo tace.


“Il trauma non è solo nell’evento, ma nella rinuncia a chi eravamo prima di esso.”

Christopher Bollas



La ferita, in questo senso, non va guarita: va agita. Riprogrammata nel corpo, nella voce, nell’atto del ricordo di sé. Ogni volta che rinunci al tuo caos, rinunci alla tua potenza. Ogni volta che scegli la maschera, abbandoni la trama della tua vera esistenza. 


Il puer ci chiede di non dimenticare cosa ci accende. Il senex ci chiede di non sprecare quel fuoco. Insieme, sono la linfa del “progetto dell’anima”. Non una carriera, ma un’opera. Un’azione che nasce da dentro e che non può essere delegata.

Affermarsi è questo:

  • smettere di chiedere scusa per la propria complessità;

  • non delegare più agli altri la definizione del proprio valore;

  • imparare a sostenere il peso del proprio desiderio senza giustificarlo.

Hillman lo chiamava “reimmaginazione del sé”: un’identità fluida ma fedele, non più bloccata sulla sopravvivenza, ma impegnata in un dialogo continuo con l’impossibile.

Tutto, anche l’inaudito, deve sembrarci possibile. È in fondo questo l’unico coraggio che ci viene richiesto: avere coraggio di fronte a quanto di più strano, più singolare e più inesplicabile possiamo incontrare.

Rainer Maria Rilke, Lettere a un giovane poeta

Musica per meditare e seminare l’intenzione, durante questa luna nuova.

Scritto da Giuseppina Mendola sotto la consulenza astrologica di “Le Sibille di Elda”

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