L'impresa del Sé: dal sacro addomesticato alla sovranità interiore | Luna Nuova in Cancro di Giugno 2025


“Le forze cosmiche agiscono nel sotterraneo. Tutto ciò che germina nasce da una chiamata invisibile.” — Maria Thun, Kalender 1981, Forschungsgesellschaft für biologisch-dynamische Wirtschaftsweise

In agricoltura biodinamica, la Luna è una variabile strutturale. Influenza le acque, certo — ma anche la direzione del pensiero-radice, la qualità del frutto. Le semine sotto una Luna piena in segni d'acqua (come il Cancro) non sono mai casuali: sono intenzionali. Portano risultati su scala lenta — 6 mesi, minimo.

Ora, se trasliamo questa logica sul terreno interiore — il corpo come campo, la psiche come semenzaio — la Luna Piena in Cancro di oggi non parla di emotività generica. Parla di fondazione. Parla di come strutturiamo la sicurezza ontologica (cfr. A. Giddens, Modernity and Self-Identity, 1991) in un tempo dove le fondamenta non sono più né materiali né condivise.


I

Il Cancro — quarto segno dello zodiaco, acqua cardinale — è matrice. È l’utero simbolico da cui si nasce, ma anche quello che dobbiamo decidere di diventare per noi stessi.

Qui il focolare non è da intendersi come ritorno, ma come progetto. In chiave astrologico-evolutiva, questa luna impone un passaggio interiore: non chiedere più alle relazioni di ripararti, ma imparare a reggere le travi del proprio sé. 

Il recupero della fede incarnata e non proiettiva.

Con questo plenilunio, la Luna in Cancro ridesta memorie cellulari (non solo familiari ma prenatali, ataviche, collettive — cfr. Stanislav Grof, The Holotropic Mind, 1993). Si aprono scomparti remoti, stanze interiori che avevamo sigillato per sopravvivere. C’è da chiedersi: in che modo prendono forma la fiducia, l’intimità, il modo in cui scegliamo chi far entrare — e chi lasciare fuori?

Il focus è la transizione dall’archetipo dell’apprendista a quello del sovrano: non il leader, ma il sovrano interiore, colui che regge la coerenza della propria architettura psichica nel tempo, senza farsi inquinare da forze esogene.

Evolutivamente — e storicamente considerando il “come dentro, così fuori” in relazione alle attuali instabilità geopolitiche — qui si apre un tempo cerniera: la fondazione simbolica di un luogo da cui operare nel mondo senza collassare nei suoi ritmi entropici. 


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II

Al contempo, Lilith — punto di apogeo lunare, archetipo dell’esilio, nodo mitopoietico — esce dallo Scorpione (dove ha radicalizzato i desideri proibiti, le fusioni tossiche, l’eros borderline) e entra in Sagittario, l’arciere, il filosofo, il cercatore di verità. 

Qui il fuoco è mentale, ideologico, teologico. E Lilith agisce come agente perturbatore del senso, non chiedendo conversioni, ma demolizioni. La fede ora diventa un territorio ambiguo. Le credenze traballano, le narrazioni spirituali si mostrano per quello che sono: talvolta architetture estetiche del vuoto. Le pratiche new age, se non incarnate, diventano filtri per bypassare il trauma (cfr. John Welwood, Toward a Psychology of Awakening, 2000). È una fase in cui chi cerca “la verità” rischia di inciampare nel proprio narcisismo simbolico.

Lo scivolamento del sacro nel dogma

Lilith, la Dama Nera, l’ombra del rimosso, non è semplicemente la ribelle mesopotamica, ma l'attivatore dell'energia femminile primordiale che Jung identificava come fonte di capacità creativa. Il suo transito in Sagittario denuncia il collasso del numinoso (Rudolf Otto) nel dogma istituzionale – non porta guerra ma svela quella già in atto, smascherando l'ipocrisia del sacro addomesticato.

Non è il destino a guidare le scelte, ma l'inerzia delle nostre paure consolidate. Dov'è finita la nostra capacità di svegliarci al potere creativo che siamo quando le reti neurali della paura predominano sui circuiti dell'esplorazione?

L’inflazione dell’ego

Il fanatismo emerge infatti da un meccanismo neuropsicologico preciso: la “conoscenza discordante” (Gollwitzer) – la certezza su qualcosa che si percepisce come opposto dalla maggioranza degli altri – ma la radice più profonda affonda nella dimenticanza dell'anima plurale – concetto che Jung derivava dall'osservazione etnopsichiatrica delle società sciamaniche. Quando dimentichiamo che la psiche contiene moltitudini (Whitman docet), che ogni archetipo ha il suo opposto compensatorio, iniziamo a identificarci con una parte credendo sia il tutto.

Dov'è finita la nostra capacità di danzare con il paradosso, di abbracciare la coincidentia oppositorum di Cusano, di riconoscere che ogni verità assoluta è il tradimento di una verità più vasta che include anche il suo opposto?


Home is where one starts from. As we grow older / The world becomes stranger, the pattern more complicated / Of dead and living” –T.S. Eliot, Four Quartets (1943) 

T. S. Eliot, by Boris Artzybasheff, from the March 6, 1950, cover of Time magazine. Courtesy Yale University Art Gallery, New Haven, Connecticut. Bequest of the artist | via Harper’s Magazine

III

Per chi lavora su di sé, scrive, crea, insegna, cura — questa Luna pone una condizione chiara: il sentire, senza struttura, implode. Non basta più sentire “profondamente” È tempo di integrare. Altrimenti, l'interiorità resta marea, non diventa direzione. Siamo chiamati allo sviluppo della coerenza tra visione e azione.

“La maison, plus encore que le paysage, est un état d'âme”— la casa, più ancora del paesaggio, è uno stato d'animo (Bachelard, La Poétique de l'Espace, 1957). Per Bachelard, abitare non è occupare spazio ma creare intimità. La casa è topografia del nostro essere intimo, architettura della psiche che si espande e si contrae secondo i ritmi del desiderio.

Ecco quindi il punto: la casa non è più nido, diventa impresa a lungo termine; è il perimetro mobile della nostra soggettività desiderante. Questo perimetro non è confine fisso ma membrana permeabile che si dilata quando osiamo, si restringe quando abbiamo paura. È il territorio fluttuante dove negoziamo continuamente tra chi siamo e chi vogliamo diventare, tra sicurezza e rischio, tra appartenenza e libertà.

È il luogo dell'Eros che spinge oltre i confini consolidati dell'identità.

Bachelard sapeva che “l'espace saisi par l'imagination ne peut rester l'espace indifférent livré à la mesure et à la réflexion du géomètre”— lo spazio afferrato dall'immaginazione non può restare lo spazio indifferente consegnato alla misura e alla riflessione del geometra. Il nostro spazio vitale è poetico prima che pratico, sognato prima che misurato.

In questi giorni, potresti avvertire instabilità, esitazione, smottamenti. Benvenuto nel cantiere. Se senti lo spostamento — sei nel punto esatto in cui si costruisce.


Scritto da Giuseppina Mendola  | Founder di Sintesi Aurea

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