Uomini, è ora di prendersi cura! La società senza padri e il bisogno di nuovi modelli
C’era una volta il buon vecchio padre di famiglia... Ah no, era sempre a lavoro.. Crescere i figli era “una cosa da donne”, mentre il suo ruolo si limitava a portare il pane a casa. Ma oggi quel modello è crollato e sembra che gli uomini oscillino tra l’iper-mascolinità e il terrore di sembrare troppo “soft”. Il risultato? Padri che si eclissano, uomini che fuggono, una società che arranca senza esempi. Ma siamo davvero senza padri, o solo senza uomini pronti a esserlo? Dalla teoria classica agli studi più recenti, ecco perché la paternità non deve più essere sinonimo di autorità, ma di presenza.
Abbiamo davvero bisogno di un padre così come ce lo raccontavano? Freud lo voleva castratore, la Bibbia onnipotente, Disney assente.
E se fosse ora di riscrivere la sceneggiatura?
Bye bye, papà autoritario
La figura del padre autoritario è ormai un fossile del passato. Lo psicoanalista Alexander Mitscherlich, nel suo saggio Verso una società senza padre (1963), ha analizzato il declino dell’autorità maschile, interrogandosi su come ritrovare un equilibrio in un contesto privo di padri mitici e dei loro rappresentanti terreni. La sua tesi si riallaccia a una crisi più ampia: la disgregazione dei modelli patriarcali, accelerata dalla modernità e dai cambiamenti nei rapporti di genere. Freud, nel Disagio della civiltà, teorizzava il padre come colui che impone la legge e struttura il desiderio. Ma cosa accade quando questa figura perde centralità?
Archetipi passati e padri fuori servizio
Nell’immaginario collettivo, la paternità è stata storicamente associata a figure di potere, da Zeus a Re Lear, passando per il Pater Familias romano. Tuttavia, oggi questi archetipi vacillano. Secondo il sociologo Pierre Bourdieu, la mascolinità è un “habitus” continuamente costruito e riconfigurato, e, in quanto costruzione sociale fragile, si alimenta di conferme continue. Se il padre non è più il depositario esclusivo dell’autorità, chi lo sostituisce? Il rischio è che al posto dell’autorevolezza si instauri il vuoto, un’assenza che si traduce in smarrimento identitario e crisi relazionale.
La cura come responsabilità collettiva
In risposta a questa crisi, una prospettiva femminista invita a un radicale ripensamento dei ruoli di genere. La cura, tradizionalmente attribuita alle donne, deve diventare un atto politico e relazionale anche per gli uomini.
“Superare la logica della complementarietà significa smettere di pensare agli uomini come ‘aiutanti’ e iniziare a vederli come co-protagonisti della cura”.
La pedagogista Giuseppina D’Addelfio sottolinea l’importanza di superare la logica della complementarità per costruire percorsi di reciprocità, ridisegnando i confini del patriarcato. Joan Tronto, filosofa della cura (Moral Boundaries, 1993), afferma che «prendersi cura non è un’abilità naturale, ma una pratica sociale che implica responsabilità e impegno».
Una mascolinità più libera: perché gli uomini hanno tutto da guadagnarci
C’è una visuale che nessuno prende in considerazione: prendersi cura non è da vedere come un sacrificio, ma come una porta d’accesso a una vita più piena. Gli uomini che scelgono la cura non si spezzano, si espandono.
Michael Kimmel, sociologo della mascolinità, lo dimostra con i dati: gli uomini coinvolti nella cura familiare non solo sono più felici, ma soffrono meno di ansia, hanno livelli più bassi di cortisolo (l’ormone dello stress) e persino un’aspettativa di vita più lunga. Studi sulla paternità attiva confermano che l’accudimento migliora la salute mentale, abbassa il rischio di malattie cardiovascolari e rafforza il senso di identità.
In un mondo che insegna agli uomini a dissociarsi dalle emozioni, prendersi cura è l’atto più sovversivo che si possa compiere.
Tradotto: basta con l’idea che empatia e affetto siano un downgrade della virilità. Se il vecchio modello di padre è crollato, il nuovo è ancora tutto da scrivere. Il futuro non ha bisogno di padri-padroni, ma di uomini presenti.
Testi, Grafiche e Art Direction di Giuseppina Mendola
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