Moonage Daydream: il lato segreto di David Bowie tra arte, musica e metamorfosi


Avete mai sentito parlare dellanotte buia dell’anima”?

Nel documentario Moonage Daydream – che vi consiglio assolutamente, recuperandolo dalle attuali piattaforme – incontriamo un David Bowie che incarna proprio questa fase oscura e profonda, perennemente alla ricerca di sé. È un Bowie diverso, alieno persino a sé stesso, un outsider tra pochi amici fidati e spesso ai margini, quasi sul punto di cadere nel vuoto. 

È stato un colpo al cuore scoprire che Bowie, l’icona sfavillante, nascesse in un contesto ostile a ogni suo anelito creativo. Ma da questa realtà dura e scarna, che non offriva appigli alla sua immaginazione, scaturì una forza ribelle e implacabile, capace di spingerlo verso l’eternità.

Questa trasformazione, questa sete di trascendenza, trova un punto di catarsi nella morte di suo fratello maggiore, il brillante e buono, colui che gli insegnò a imparare senza maestri. Da qui nasce un pensiero che travalica le dottrine: mi è impossibile non pensare a come la perdita, nel suo dolore profondo, spalanchi talvolta le porte della coscienza e ci avvicini all’essenza della nostra umanità.


Solo quando tocchiamo questa dualità – eternità e fragilità – comprendiamo davvero il valore del tempo e il miracolo dei talenti che possediamo.


Ciascuno di noi ha il potere di trasformare il proprio mondo; persino un piccolo cambiamento, se fatto con consapevolezza, può gettare luce su un angolo oscuro. 


È questo il nostro compito:

rendere il nostro inferno un paradiso.

Scritto da Giuseppina Mendola

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