L’estetica contro l’anima
Eggers costruisce ogni fotogramma come un dipinto: nebbie, luci soffuse, composizioni languide che ricordano più i pittori preraffaelliti che la tagliente linea dell’espressionismo tedesco, con ombre lunghe e atmosfere gotiche. Questa ossessione per la perfezione visiva congela la narrazione, privandola di verità.
Inoltre, in Murnau, l’oscurità era un’entità viva, a tutto tondo, e agiva proprio come un personaggio, mentre qui è ridotta ad esercizio stilistico, un gioco di luci e ombre privato della sua carica energica.
Lo spettatore si ritrova così in un labirinto di simbolismi privi di mappa, senza una vera chiave interpretativa. Anche la musica, per quanto raffinata, rischia di soffocare la scena, caricandosi di un ruolo troppo dominante per supplire i vuoti emotivi della trama.