Soap&Skin – La sirena inquieta di Torso arriva a Milano
Gnas, Austria. Seimila anime, campi sterminati, silenzi densi come piombo. A 16 anni, Anja Plaschg sente che quel silenzio non le basta più. Lascia tutto e va a Vienna. Belle Arti, pittura, un mentore di nome Daniel Richter (artista visivo germanico). Ma la tela è troppo stretta. La musica chiama. Così manda tutto al diavolo, si chiude in una stanza con un pianoforte.
Nasce Soap&Skin.
Il debutto, Lovetune for Vacuum (2009), è un’autopsia dell’anima. Pianoforti funerei, elettronica ridotta all’osso, una voce che sembra provenire da stanze chiuse da troppo tempo. Ma non c’è claustrofobia: solo la bellezza scheletrica di un dolore raffinato. Marche Funèbre è una processione nel profondo, Spiracle un’esalazione disturbante, Cynthia un minimalismo eremitico. Poi arriva Narrow (2012).
Un disco che la impone come un’amazzone del suono: la grazia sfibrata di Nico, senza pose; l’impeto di Diamanda Galás, senza eccessi.
Intanto, Me and the Devil (2013), rilettura brutale di Robert Johnson, ruggisce come un presagio. Anni dopo, esplode su TikTok, dimostrando che il futuro è sempre in ritardo rispetto ai veri artisti.
Torso, Soap&Skin, 2024
Dopo il più cinematografico From Gas to Solid / You Are My Friend (2018), nel 2024 arriva Torso. Un album di cover è sempre un rischio: o è un tributo o una riscrittura feroce. Soap&Skin sceglie la seconda strada. Smonta Mystery of Love di Sufjan Stevens fino a renderla una preghiera notturna. Trasforma What’s Up? delle 4 Non Blondes – che il mondo conosce come un inno da falò – in un rituale sciamanico. The End dei Doors diventa una confessione privata, quasi funebre. Pale Blue Eyes dei Velvet Underground sembra scritta per lei. Girl Loves Me di Bowie? Un galoppo febbrile di drum, archi e percussioni.
Nel video, l’artista si immagina duplice: da un lato, si fa presenza arcana che emerge dalla materia viva degli alberi, dall’altro, una figura indomita ma incatenata, sbalzata sul retro di un camion in corsa tra scenari spogli e post-apocalittici. Una tensione che è anche il cuore di Torso: ogni brano è un’esplorazione tra il visibile e l’invisibile, tra ciò che trattiene e ciò che lascia andare. Non c’è quiete, non c’è riposo, solo il seducente spasimo della metamorfosi.
Se la musica fosse una religione, Soap & Skin sarebbe la sirena di un rito iniziatico, un limbo tra il gotico, il glitch e il sacro. E ora arriva a Milano, per la sua unica data italiana alla Santeria Toscana 31 il 29 marzo.
Testo e Grafiche di Giuseppina Mendola
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