Ask Carol. Il suono che nasce quando la democrazia si incrina.
Là dove i boschi sono troppo fitti per far filtrare la luce e l’inverno troppo lungo per credere nella redenzione pop, nascono gli Ask Carol.
Duo norvegese, certo. Ma anche entità musicale che mescola art rock, psych, grunge minimale e folk distopico in un corpo sonoro essenziale, lucido, indocile. Il loro è un sound desert, che si muove tra il dreamy, il rock e le sfumature pop, mantenendo una tensione costante tra melodia e resistenza.
Il nuovo brano, Writing On The Wall, parte dalla memoria storica — la Norvegia occupata, la Germania degli anni ’30 — e finisce dritto nei nervi scoperti del presente.
Quanto tempo ci resta prima che tutto diventi irreversibile?
Come riconosciamo la minaccia quando indossa abiti familiari?
Quando l’erosione dei diritti non arriva da fuori, ma da dentro?
Il pezzo non offre risposte, solo un impianto intestino fatto di corde, battiti, assenze. L’arrangiamento è ruvido, essenziale. Il messaggio è tutto: potente, urgente, disarmato. La voce di Carol — che ricorda le icone del grunge — è il punto focale: intensa, tagliente, senza protezione.
Ask Carol non sono semplicemente un duo alt-rock.
Sono una reazione acustica alla fragilità del nostro tempo.
Scritto da Giuseppina Mendola
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