“Signorina Buonasera” | Anatomia di un primo appuntamento secondo Colombre & Maria Antonietta
C'è qualcosa di profondamente sovversivo nel fare una canzone d'amore nel 2025. Non una love song qualsiasi - quelle le sfornano a ciclo continuo le macchine dello streaming - ma un pezzo che osa parlare di primi appuntamenti, di giubbotti prestati, di quella vulnerabilità analogica che oggi sembra evaporata nelle uniche onde che ci siamo ridotti a cavalcare: quelle del feed infinito.
“Signorina Buonasera” di Colombre & Maria Antonietta è l'antidoto a tutto questo: un hotel della riviera in formato mp3 che possiede quella formula magica del replay - non si stacca più dalla testa, ti ritrovi a ricantarlo in macchina senza accorgertene, come se il cervello avesse bisogno di quella dose di leggerezza e autenticità.
«Mi dimentico di tutto» non è alzheimer da TikTok, è l'effetto collaterale più bello dell'innamoramento: quella disconnessione involontaria dal reale che qui viene raccontata a distanza di anni, con la lucidità di chi ha imparato a riconoscere i sintomi.
«Ci piacciono le onde, non ci piace la corrente.
L'ho capito solo adesso finalmente.»
La chiave di tutto sta in questo verso: le onde come metafora delle farfalle nello stomaco, dell'energia caotica della passione contrapposta alla corrente - quella forza che trascina verso il basso, verso l'inerzia programmata dei match che oggi riducono le persone a figurine da collezionare. È la scelta tra l'imprevedibilità di un incontro casuale e l'algoritmo dell'amore a domicilio.
«Finalmente è già stasera» - il paradosso del tempo che rallenta quando accelera l'emozione. Maria Antonietta condensa in quattro parole l'intera fisica della passione amorosa: l'attesa pre-appuntamento ("Finalmente" implica desiderio, tempo che si dilata), l'esperienza dell'appuntamento (tempo soggettivo sospeso), la malinconia post-appuntamento ("già" come sorpresa per la rapidità, tempo che vola).
«Ho voglia di sbagliare con te».
Il genius move di questo brano sta nel non romanticizzare l'amore consolidato ma nel romanticizzare l'innamoramento, con tutto il suo carico di imperfezioni e autenticità. Maria Antonietta e Colombre non cantano di una storia già scritta, ma dell'attimo in cui tutto è ancora possibile e incerto. Alla narrativa del "per sempre" antepongono immagini che grondano di quella vitalità spontanea, imperfetta, dolce, sexy che celebra il momento del cadere, l'incertezza, l’improvvisa scoperta reciproca.
«Prendi il mio numero, e chiama quando fa buio»; «Non voglio che le cose vadano a puttane». La premura degli inizi. La vulnerabilità del non sapere. Quel territorio inesplorato dove l'errore diventa intimità condivisa, dove sbagliare insieme è più prezioso che essere perfetti da soli.
Non c'è spettacolarizzazione dell'amore: c'è l'amore, punto. Quello che fa paura, che fa sbagliare, che «ci frega sempre». Quello quotidiano, buffo, tenero, allegro, che ci rende nell'animo leggeri e sicuri perché viviamo in stati di folle alterazione - e per una volta non ce ne vergogniamo. Il brano ci restituisce qualcosa di più prezioso di un semplice tormentone estivo: una mappa emotiva per chi ha ancora voglia di perdersi nella chimica degli incontri casuali, in quella dolce vertigine di un'estate ancora tutta da vivere.
E questo perché nasce da accadimenti reali: quelli tra Colombre e Maria Antonietta, che sono coppia anche nella vita e qui trasformano il loro primo appuntamento in una Polaroid sonora che sviluppa ancora colori nuovi a ogni ascolto. Non è nostalgia per i bei tempi andati: è nostalgia per i bei tempi che stanno arrivando. E questo, in fondo, è l'unico tipo di nostalgia che vale la pena provare.
Scritto da Giuseppina Mendola | Founder di Sintesi Aurea
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