MI AMI Festival 2025: dove il veleno diventa canto e la cura ha il volto di chi balla a piedi nudi sull’erba.


Verso la fine di maggio, quando la primavera diventa preludio all’estate culturale e l’aria di Milano sa già di desiderio, c’è un evento che unisce la curiosità delle prime volte alla potenza emotiva di chi la musica la muove da dentro: è MI AMI, il festival che in quasi due decenni è riuscito a legare la musica a una forma più ampia di cittadinanza artistica e affettiva.

Dal 22 al 25 maggio, con una nuova area all’Idroscalo e una coda urbana al Parco Ravizza, la 19ª edizione diretta da Carlo Pastore e Stefano Bottura e organizzata da Better Days, dispiega oltre 70 artisti su quattro palchi. Un festival, sì, ma anche una radiografia del presente. E, come ogni buon rituale collettivo, ha il suo tema-guida.

Nell’anno del serpente, secondo la tradizione cinese, il concept curatoriale diventa “Il Veleno e la Cura” — una riflessione tagliente sulla polarità emotiva che attraversa il nostro tempo. 

In un tempo in cui le dualità non si fronteggiano più ma si mischiano senza bussola — la brutalità e la tenerezza, il crollo e la rinascita — la musica diviene specchio e antidoto, cronaca sentimentale e e rito condiviso.  Così si fa lente di ingrandimento sui mutamenti della sensibilità e dell’immaginario, tracciando una mappa delle urgenze sonore e sociali.


«L’universo freme, trema ogni cosa.»



Il festival apre giovedì con Bladee  (prima e unica data italiana). Simbolo liquido della Gen Z tra cloud rap e malinconia digitale, arriva come un oracolo sintetico a raccontare la deriva interiore dell’era post-digitale. Prima di lui, le nuove promesse: Azael, 18K, Emma con un live celebrativo, catartico.  È un inizio quasi sospeso, tra glitch interiori e confessioni trap, che definisce perfettamente il veleno sottopelle di questa edizione.


Prosegue nei giorni a venire spalancando scenari ibridi: dal prog-metal mistico dei Messa ai Neo primitivi che presentano Orgia mistero al ritorno degli Offlaga Disco Pax, cronisti elettroraccontati di un’Italia smarrita ma ancora viva. 

Tra i grandi nomi: i Noyz Narcos, nove anni dopo, di nuovo sul palco come icona hard-boiled di un rap che ha ancora un cuore sotto l’armatura; la ferocia e la poesia ispirata da Antonin Artaud de Il Teatro degli Orrori, il suono caldo, pieno di fiati dei Casino Royale /w Clap! Clap!, l’alternative rock di quegli animali notturni di Fast Animals & Slow Kids. Atti di fedeltà tutti diversi, ma che restituiscono la musica come urgenza espressiva.


«Altrove, qui. Il cuore è lo stesso, cambia la pelle. Inizia il rituale


Il vero cambio di passo è nel disegno stesso del festival. MI AMI 2025, come un serpente che fa la muta, cambia pelle: l’area si allarga, respira, prende spazio tra gli alberi e l’acqua. I percorsi si moltiplicano. I palchi diventano territori emotivi.

Pop X


Il Palco Idealista apre alla stand-up comedy con Turbopaolo e il suo cinismo agrodolce, per ricordarci che ridere può essere una forma di cura. Ma è all’Utravel Arena che accade qualcosa di fantastico: Pop X firma la curatela artistica e mette in scena uno zoo creativo dove convive tutto ciò che sfugge alla catalogazione,  per festeggiare 20 anni di delirio creativo tra side-project, distorsioni esistenziali e tenerezze dadaiste. 



Ieri, oggi e un domani che — a giudicare dalla voglia di stare insieme — non è poi così irresoluto.


Il cuore pulsante di MI AMI è, da sempre, la nuova musica. Qui si celebra chi ha appena trovato la propria voce e chi la voce ce l’ha da anni, ma continua a usarla come se fosse la prima volta. Impossibile raccontarle tutte. E allora, come si fa quando ci si perde in un mercato ricco, si prende una direzione a istinto.

Alice Phoebe Lou: incanto sudafricano di stanza a Berlino che raramente vediamo in Italia. Voce dolce e destabilizzante, porta sul palco l’urgenza di essere sé stessi, senza compromessi, con la leggerezza feroce che solo chi ha iniziato come busker conosce.

I Dov’è Liana sono una cartolina da Palermo che mescola la sexyness sgangherata e gli amori estivi, il synthpop e l’elettronica in una manciata di note in loop. Il Mago del Gelato cucina i suoni come spezie: col suo groove afrobeat e una psichedelia che profuma di sottocultura mediterranea.

Dov’è Liana / Il Mago del Gelato

The Pains of Being Pure at Heart  riportano sulla terra quel sogno fuzz-pop anni Zero che molti avevano dimenticato. E poi Diodato, per la prima volta al MI AMI, a incarnare il romanticismo perduto delle parole; Joan Thiele, dieci anni dopo, torna come se non se ne fosse mai andata; Giorgio Poi, Ginevra ed Emma Nolde: ciascuno con la propria lingua, il proprio lessico, il proprio colore.

Senza dimenticare la nuova linfa: Giuse The Lizia, Grandi Raga, Studio Murena, Fenoaltea, Sayf, Lorenzza, Camoufly, Elasi. Se non li conosci ancora, tranquillə. A fine festival li canterai in macchina.


L’epilogo? Una festa pubblica. Domenica 25, Parco Ravizza.

Un evento gratuito di musica, corpi, parole: dai Classical Hooligans alle liriche di Vale LP e Lil Jolie, dal debutto del nuovo progetto di Ceri Wax fino a un secret show che è tutto da scoprire. 

Al rientro da MI AMI, con il cuore ancora umido e la pelle satura di alte e basse frequenze, capisci che non stai scappando dal mondo — ci stai tornando dentro. Più fragile, ma anche più vivo.

Perché l’arte, in fondo, serve solo se sa scendere tra la gente

Scritto da Giuseppina Mendola.

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