Giorgio Moroder x Fondazione Prada: il restauro di Metropolis e il nuovo suono elettronico
Una vita costellata di premi (3 Oscar e, ultimo, il David di Donatello Speciale 2024) non lo hanno allontanato da ciò che è e resta nel profondo: un giovane cercatore che da Ortisei si è avventurato prima di tutti alla ricerca del suono del futuro, come profetizzato da David Bowie e Brian Eno.
A presentare il Maestro tra una pioggia di applausi ci sono Manlio Gomarasca, editore di Nocturno Cinema, e Paolo Moretti, curatore del programma di Cinema Godard, ripercorrendo il suo viaggio musicale dagli esordi alle collaborazioni con i giganti del cinema contemporaneo.
La musa che lo introduce alla musica si chiama Diana, la hit di Paul Anka (leggenda che conoscerà anni dopo ad un party a L.A.) ma la svolta arriva grazie a una sirena nera e tellurica: Donna Summer, voce da regina.
Il moaning e la liberazione del femminile degli anni ‘70
Gemiti, lamenti, sussulti. L’erotismo si tinge di vibe elettronica: I Feel Love piace e fa impazzire tutti, soprattutto, le donne, liberandole. L’ispirazione viene dalla Francia, precisamente dalla voluttà del duo Gainsbourg-Birkin, con la loro “Je t’aime moi non plus”.
Moroder, però, vuole di più. Desidera essere il re della pista, cercando una sensualità più sfacciata e coraggiosa. L’idea è di produrre un brano mai sentito prima. L’unico modo per farlo, pensa, è quello di utilizzare un sintetizzatore per ricreare ogni singolo suono, ad eccezione della voce. La canzone segna una liberazione femminile senza precedenti e li consacra alla fama. Con Donna Summer, giovane corista trasformata in stella, il nostro crea un sodalizio afrodisiaco e multimilionario, che durerà nove anni.
L’ascesa americana
Le porte del successo si spalancano. Moroder è benedetto da un’inarrestabile serie di fortunate configurazioni. Firmando colonne sonore iconiche come Flashdance, Scarface, La Storia Infinita Moroder diventa il maestro indiscusso della musica per film, ripercorsa in un emozionante footage che omaggia la sua opera in sala. Registi di fama gli affidano la totale libertà creativa, molti gli dicono “fai tu”, certi del suo estro. Così dall’Europa, Giorgio se ne va in America: è Los Angeles che lo consacra.
“Every genius was in a scenius”
Parafrasando Brian Eno, chiudiamo la parabola del maestro altoatesino dell’elettronica. Una vita tra i giganti dell’avanguardia, come David Bowie, Blondie, Daft Punk. Molti di questi - Bonnie Tyler, Freddie Mercury, Jon Anderson tra gli altri - sono racchiusi nell’ambiziosa operazione a cui prende parte negli ‘80: il restauro dell’immortale capolavoro di Fritz Lang, che viene colorato e musicato. Un progetto ambizioso, data la fragilità dei supporti in nitrato, ci spiega. Oggi, grazie a quei lavori, possiamo vedere Metropolis come Fritz Lang l’aveva concepito, una visione che non era possibile negli anni ‘80.
Scritto da Giuseppina Mendola
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