Maga, musa, mega: Niki De Saint Phalle al MUDEC di Milano


“Ho deciso molto presto di diventare un’eroina. Chi sarò io? George Sand? Giovanna d’Arco? Napoleone in sottana? Non assomiglierò a mia madre…passerò la mia vita a fare domande”.


Il colore è un grido.

La materia esplode. Il corpo femminile si contorce in forme impossibili, immense, che non chiedono permesso. È questo il mondo di Niki de Saint Phalle, l’artista che non ha mai voluto essere addomesticata, e al MUDEC di Milano la sua opera si apre come un ventaglio di sogni e ferite.

Ci sono le Nanas, monumentali dee del quotidiano.

Danzano senza vergogna, giocano, dominano lo spazio.  Gigantesche e sfacciate, non si scusano mai: sono corpi-mondo, esplosioni di vitalità e ribellione. Ma sotto l’arcobaleno c’è un’ombra: il buio di un’infanzia spezzata, il peso delle aspettative sociali che ha scelto di demolire, un colpo di fucile alla volta. 

Così i celebri Shooting Paintings sono rituali, in cui la violenza si fa arte.

Bottiglie, sacchetti di colore, spari: Niki creava distruggendo. La tela, il suo bersaglio. Che liberazione! Il rumore sordo dell’impatto. Il gesto catartico. Non c’è un’opera che non parli della sua lotta: contro il patriarcato, contro la malattia, contro le gabbie che ci costruiscono attorno. 

Ma Niki è anche un’architetta del sogno, capace di costruire interi mondi.

Come il monumentale Giardino dei Tarocchi nascosto tra le colline toscane: una celebrazione dell’inconscio collettivo in bilico tra design, mito e follia.  Le sculture imponenti che lo popolano sono miti fatti di materia. Ogni figura è una porta: un richiamo a lasciarsi guidare dal simbolo.

Niki non si è mai fermata. Ha rifiutato i limiti.

Nelle sue mani, la scultura è corpo politico, il femminismo è visione, l’arte è cura e battaglia. Al MUDEC non trovate solo un’esposizione, ma una dichiarazione d’intenti. Un universo dove non passi accanto senza sorprenderti. 


Scritto da Giuseppina Mendola

L'esposizione, svoltasi dal 5 ottobre 2024 al 16 febbraio 2025, è stata curata da Lucia Pesapane in collaborazione con la Niki Charitable Art Foundation.

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