Pavese e la Langa Magica come Matrice dell’Anima | Luna Nuova ♏︎  — Novembre 2025


Diventare sé stessi è tornare a casa. Lo sa bene il caro Cesare Pavese dove il paesaggio assume un significato magico, rappresentando sia la fatica che una porta verso l'infinito e la speranza.  La Langa è vista come un "terreno perenne" dove la terra è parte dell'essenza stessa dell'individuo. Pavese cerca di sé e oltre sé nelle Langhe, in particolare nelle sue vigne, dove storia e mito si fondono, diventando un tutt'uno, un "spazio metastorico" dove si può avere l'epifania del primitivo. Ed è a partire da questo peregrinare sconfinato, di gioia, dolore, scoperta e guerra, che muoviamo le nostre riflessioni circa il cielo del novilunio di Novembre: scorpionico, dal sentimento oscuro e smisurato.

 

INDICE

  • Ritrovare il dialogo con la Natura

  • La zona del rimosso dell’individuo contemporaneo

  • Pavese, la discesa nell’Ombra e la Langa Magica

 

LA CARNE DEL MONDO | Ritrovare il dialogo con la Natura


Ogni terra è un corpo. La Langa è un corpo femminile, una pelle di colline.

Pavese l’ha ascoltata come si ascolta una madre, o una divinità terrena, nel continuo errare fra morte e rinascita. Nel silenzio delle campagne, quando la nebbia sale e i filari si spogliano, si può ancora sentire la lingua antica del mondo. È la voce della terra che parla attraverso la luna, protesi di presenze numinose.


Oggi si vive in un tempo senza cadenze, dove un giorno è sempre uguale all’altro e il buio non serve più a pensare. Le ultime generazioni non hanno più una memoria locale, ma una memoria cosmopolita, che si sostanzia di eventi e mondanità, senza un senso vero di comunità.


Sprofondato in un eterno e arido presente, la sensibilità dell’uomo contemporaneo si è frantumata in mille finestre aperte, sprovvisto di alleanze e d’una propria direzione.


 

Vincenzo Agnetti


MEMORIA IN BRICIOLE | La zona del rimosso dell’individuo contemporaneo


La Memoria — quella vera, incarnata, orale — è stata sostituita da archivi, server, hard disk. 

Senza alcuna presenza viva a reincantare la filigrana del cosmo, i lunistizi sono diventati invisibili: nessuno più concede loro lo spazio della riflessione col proprio spirito, nessuno fa visita alla Natura per entrarvi silenziosamente in dialogo. 

Nel Novilunio in Scorpione  — segno d’acqua delle più profonde — vive questa nostalgia incontenibile, una supplica che l’anima invoca in nome della sensualità tra sacro e triviale. È una nenia dove ogni cosa ricorda, palpita di un’eredità perduta, in grado di parlare alle anime nascoste nel crepitio del fuoco e innalzare la sua nuda preghiera. 


“Sembrava che tutta la pianura fosse un campo di battaglia, o un cortile. / C'era una luce rossastra, scesi fuori intirizzito e scassato; / tra le nuvole basse era spuntata una fetta di luna che pareva una ferita di coltello e insanguinava la pianura. / Rimasi a guardarla un pezzo. Mi fece davvero spavento.”


Per questo, ho rispolverato i libri del mio caro Cesare Pavese, che pur essendo del segno della Vergine, scrive come un sensitivo in bilico tra il sublime e il baratro e, perciò, è radiosamente scorpionico.



L’INIZIAZIONE | Pavese, la discesa nell’Ombra e la Langa Magica


Ben prima che l’enologia e il turismo la consacrassero a paesaggio da cartolina, Pavese fondò l’idea della “Langa magica”: un luogo intriso di sensualità e morte, di realismo e mistero, in cui risuona la stessa malinconia metafisica dell’Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters.

Uomo urbano e solitario,  figlio di un’epoca che andava staccandosi dalla terra, sostituendo la fatica con la velocità, la preghiera con la nostalgia, Pavese cercò in questi luoghi un linguaggio più antico del suo stesso dolore.

La Langa è il luogo atavico dell’infinito e dell’eterno. Sopporta pioggia, neve, nebbia, vento.

Sintetica nella sua immensità, la sua geografia funge da protezione naturale contro l’avanzata bellica, metafora per le forze contrarie. Le colline osservano la guerra, custodiscono i passi delle bande partigiane. Madre che avvolge i figli, che li tiene stretti mentre il paesaggio registra gli spari, le fughe, le scie di chi tenta di salvarsi. Dolore, miseria, amore, lotta diventano strati sottili nella roccia. E Pavese li preserva come un veggente in stato di ebbrezza.

La Luna Nuova in Scorpione porta con sé lo stesso passo, a penzoloni tra l’insurrezione e il condono. Come ne La luna e i falò dove Pavese vivifica queste sedimentazioni: Anguilla, il protagonista, torna nei luoghi dell’infanzia e vi trova solo scarti, rovine, spettri. Un repertorio perturbante di segni. 


È il viaggio iniziatico: discesa nei campi essenziali, pellegrinaggio nell’Ade interiore. Fondare sé stessi significa rientrare nella propria matrice


Mercurio, il pianeta della comunicazione, anch’esso in retrogradazione nel segno, fa da capofila al tragitto, spingendoci a osservare gli schemi ripetuti, le ferite ricorrenti. È la fase discendente dell’itinerario animico. La terra d’autunno sibìlla: prima di rinascere, il fogliame cade, si offre al suolo, lo feconda.


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Riproduzione riservata © | Scritto da Giuseppina Mendola  | Founder di Sintesi Aurea

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