Si può ballare nel crepuscolo climatico? Dalla città al sottosuolo: dentro la notte di Terraforma EXO e Gatto Verde


C’è un momento, ogni anno, in cui il polmone verde di Parco Sempione smette di essere solo un parco e si fa laboratorio di sperimentazione sonora.

Corpi, frequenze, spazio pubblico: tutto si mescola in nuove geografie dell’ascolto.

È il momento di Terraforma EXO, che nel 2025 si espande in tre tappe principali – Milano (28–29 giugno), Roma (27 settembre) e Palermo (25 ottobre).

Un organismo vivente che si insinua negli spazi urbani e li trasfigura, utilizzando il suono come linguaggio universale per interrogare la città.


Il site-specific come narrazione

La strategia di EXO è chiara: non si tratta solo di musica, ma di esperienza ambientale. Ogni luogo diventa co-autore dell’evento. A Milano, il festival si distribuisce tra Torre Branca, Palazzina Appiani, Giardino della Triennale e Parco Sempione, costruendo un percorso sonoro che trasforma gli spazi storici in amplificatori naturali di significato.

In collaborazione con Atlas of Change, EXO condivide l'obiettivo di rendere tangibili, attraverso l’arte, le conseguenze ambientali spesso invisibili della crisi climatica.

L'ecologia sonora diventa così metafora di un approccio più ampio alla cultura: ogni suono esiste in relazione con l'ecosistema che lo genera e lo accoglie. Ogni performance trasforma temporaneamente lo spazio, creando nuove relazioni tra elementi apparentemente distanti.


Noi ci siamo arrivati al crepuscolo, quando la luna aveva iniziato la sua fase crescente e la città iniziava a cambiare pelle. Un innesco ipnagogico apre le porte sensoriali. 

I loop neopsichedelici di Heith si fondono nella sperimentazione elettronica. Una chitarra trattata come strumento ambientale. Günseli lo accompagna nella deriva, cucendo tra loro spoken word e ambienti rarefatti, per una restituzione in bilico tra il dreamy e lo spettrale.

A fare da sfondo le immagini dal vivo, catturate da un cameraman e rielaborate in tempo reale con l’AI, sibilano sogni sintetici proiettati sul presente. Non è chiaro se ammonendolo o nutrendolo.


La gente ascolta in piedi, seduta, stesa sull’erba. Non un pattern prevedibile, nessuna regola di fruizione: solo un flusso che modella il tempo in maniera altra.

Il passaggio di testimone spetta a Kouligas & Forenis, che lasciano scivolare nella notte che avanza “The Drum and the Bird”: un esperimento audiovisivo che indaga i sedimenti coloniali nella storia tedesca in Namibia.

L’ambiente naturale si trasforma in inquietante repository di segni e memorie stratificate. Il ritmo tribale e l’astrazione elettronica si rincorrono, compiendo un giro largo nel subconscio. Un ciclo narcotico di denuncia che esorcizza il passato e funziona come documentario sperimentale sonorizzato dal vivo.


Il Gatto Verde: il sotterraneo di EXO

Poi, la città si sposta per il secondo round. La folla si muove verso il Teatro Principe, ex tempio della boxe milanese (colpi, sudore, applausi: memoria corporea allo stato puro).

Questa notte, però, il ring è per i corpi danzanti.

Il Gatto Verde si presenta così, come contraltare naturale di EXO: luci rosse, fumo denso proseguono il discorso iniziato dal Terraforma, ma lo portano giù. Nel senso letterale e simbolico.

Se EXO segna infatti l’emersione di un ecosistema sonoro, il Gatto Verde ne rappresenta il “sotterraneo” vivo – un luogo liminale della club culture che ne espande e riecheggia l’immaginario. 

La linfa collettiva raccolta nel parco si converte in energia notturna, amplificandone il carattere sotterraneo, effimero, nebuloso. L’ambiente si fa ancora più elusivo e sfuggente: qui il discorso non si interrompe, semplicemente cambia stato, senza soluzione di continuità.


La città come partitura

Se c’è un modo per innovare oggi è questo: non limitarsi a presentare la musica, ma utilizzarla come chiave interpretativa della contemporaneità. 

Il suono, in fondo, non conosce confini.  

E festival come Terraforma EXO ce lo ricordano ogni anno, trasformando ogni evento in un dispositivo temporaneo che altera la percezione della città, senza lasciare installazioni permanenti ma generando memoria condivisa.

Un modello che altre città europee stanno già osservando da vicino – coniugando ricerca artistica, sostenibilità ambientale, accessibilità culturale e identità territoriale – intuendo in questo approccio d’attivazione il potenziale trasformativo.

Forse è proprio questo il futuro della cultura notturna urbana: un organismo vivo che respira insieme alla città, e che la trasforma, per qualche ora, in una grande partitura collettiva.


Reportage e narrazione visiva di Giuseppina Mendola alias @archivioproibito

Founder di Sintesi Aurea: un’indagine culturale tra trance, AI, climate change e clubbing culture.

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